PSORIASI E COVID-19

Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay

La gestione della psoriasi con il COVID-19 può riservare sorprese se assumete farmaci modificatori della risposta immunitaria, in altre parole immunodepressivi o immunosoppressori.

Questo perchè questo tipo di farmaci è in grado di interferire nei meccanismi di difesa immunitaria dell’organismo inibendo o sopprimendo diversi aspetti della reazione stessa che in qualche caso, come per la psoriasi, sono alla base dello sviluppo e/o proliferazione del disturbo.

Siccome questo tipo di farmaci agiscono attraverso vari fattori o sostanze che hanno effetto su uno dei diversi momenti attraverso cui la reazione immunitaria si esplica, inibendo la proliferazione delle cellule del sistema immunitario, impedendo la sintesi degli anticorpi, oppure impedendo la liberazione dei mediatori chimici delle diverse reazioni o neutralizzandone gli effetti, essi trovano largo impiego nella terapia delle malattie autoimmunitarie, come la psoriasi, o di quelle nella cui genesi giocano un ruolo preponderante i fenomeni dell’immunità per impedire le reazioni di rigetto dell’organismo nei confronti di organi o tessuti trapiantati per diminuire le reazioni di rigetto del trapianto nei confronti dell’ospite nei trapianti di midollo emopoietico.

I più noti agenti ci sono:

  • le radiazioni ionizzanti (che danneggiano le cellule del sistema immunitario), i farmaci alchilanti, come l’azoiprite e la ciclofosfamide che hanno una azione simile alle radiazioni ionizzanti arrestando i processi di divisione cellulare;
  • gli antimetaboliti quali il metotrexato, la 6-mercaptopurina, l’azatioprina, il cortisone e altri composti di natura steroidea che provocano una riduzione dei linfociti e inibiscono le reazioni infiammatorie;
  • farmaci usati soprattutto nella terapia dei pazienti trapiantati come il Tacrolimus e la Ciclosporina A.

É anche possibile l’introduzione nell’organismo di un siero anti-linfociti che ne provochi la distruzione e quindi la soppressione delle risposte immunitarie ed in ogni caso la depressione delle reazioni immunitarie avviene in modo non selettivo, con effetti collaterali a volte pericolosi data la tossicità di questi farmaci su sistemi cellulari che sono indispensabili alla vita dell’organismo.

Nel coso specifico la situazione di pandemia in essere ha suggerito al mondo scientifico di assumere precauzioni per tutti coloro che assumono questo tipo di farmaci perchè l’eventuale infezione da SARS-Cov-2 potrebbe portare ad llo sviluppo di un caso COVID-19 particolarmente aggressivo con conseguenze anche estreme, come siamo ormai abituati a sentire da tempo, ragione per cui i soggetti immunodepressi sono considerati persone fragili.

COSA FARE

Se assumete cronicamente trattamenti immunosoppressivi, per esempio farmaci inibitori della calcineurina, micofenolato, azatioprina, ciclofosfamide, methotrexate, steroidi a dose ≥1 mg/Kg, o modificatori della risposta biologica, come ad esempio anticorpi monoclonali inducenti alterazioni di numero e funzione delle cellule dell’immunità innata o adattiva (biologici)

se lavorate: contattate il servizio di prevenzione e protezione della vostra azienda e comunicate la cosa al medico competente per l’aggiornamento della scheda id valutazione del rischio, che può comprendere modalità di svolgimento della prestazione di lavoro differenti, sia con DPI, Dispositivi di Protezione Individuale, specifici che in lavoro remoro o telelavoro.

se non lavorate: adottate tutte quelle precauzioni che potete anche se vi sembrano estremi od inutili, indossare la mascherina ed i guanti, lavarvi mani e corpo più frequentemente ed evitare tutti i contatti possibili per un periodo di tempo, anche con congiunti ed affini, sarà forse scomodo ma poterbbe salvarvi la vita.